Parole chiavi principio di efficacia, reciprocità, relazioni 关系,  giusto mezzo 中庸,  studio 学, armonia 和谐, gerarchia 等级, umanità

 

La concezione dell’efficacia per il confucianesimo non risiede nel raggiungimento dell’obiettivo, non nel colpire il bersaglio, ma nella correttezza dell’atto, nella sua proprietà.

Il sedicesimo aforisma del III capitolo, Le otto file, Bayi 八佾, recita:

Il Maestro disse: «Nel tiro con l’arco quel che conta non è colpire il bersaglio, giacché la forza dell’arciere può variare. Questa è un’antica norma!»

 L’azione in tal senso ha valore in sé, indipendentemente dall’obiettivo che raggiunge, e come tale deve essere correttamente svolta e correttamente ispirata.

 L’ispirazione sottesa ad ogni azione sociale è shu 恕. Il Mathew’s Chinese English Dictionary ne dà la definizione che segue: the principle of reciprocity, making our own feelings a rule whereby we are guided in dealing with others, ovvero il principio di reciprocità che dovrebbe fare dei nostri stessi sentimenti la regola e misura che governi i rapporti con gli altri[1].

 Il ventiquattresimo aforisma del XV capitolo, nella traduzione di Lippiello (2003)[2] dice:

 Zigong domandò: «Esiste forse un adagio che possa guidare la nostra condotta per tutta la vita?» Il Maestro disse: «Vi è l’adagio “non imporre agli altri quello che non desidereresti per te stesso”».

 La parola shu 恕 ha come radice il cuore, xin 心, sormontato da ru 如, che vuol dire «come, equivalente a», con il significato dunque di una relazione di analogia: sé come gli altri, che traduce una disposizione all’empatia del cuore.

 Anche il concetto di zhong yong 中庸, il Giusto Mezzo, che conferisce il titolo all’omonimo Classico, traduce questa istanza di equilibrio o giusto bilanciamento delle relazioni, di equa misura tra le parti.

 Quest’armonia ideale ha però radice nello studio, xue 学, il primo dei valori confuciani, inteso come educazione di sé. E’ infatti attraverso lo studio che ciascuno, educando se stesso, sarà in grado di sviluppare la corretta disposizione a porsi in relazione equilibrata con gli altri e al contempo di riversare la buona influenza della propria azione su tutti coloro con i quali abbia l’avventura di interagire. Il principio di armonia relazionale è contagioso: chi lo applica induce gli altri a corrispondervi e innesca dunque una dinamica virtuosa delle relazioni sociali.

Il criterio di reciprocità si fonda sul principio di analogia e tuttavia non è un criterio egualitario, ma gerarchico.

La gerarchia interna alle relazioni confuciane è sempre integralmente preservata.

Le cinque relazioni del confucianesimo sono infatti relazioni di reciprocità, ma restano relazioni gerarchiche: sovrano verso suddito o ministro, padre verso figlio, fratello maggiore verso fratello minore, marito verso moglie, inclusa la relazione tra amici, ove l’equilibrio tra responsabilità e vantaggio mai si appiattisce nella eguaglianza dello status.

Il sovrano governerà con benevolenza e il ministro sarà esecutore leale delle disposizioni del suo principe, il padre eserciterà con benevolenza la patria potestà e il figlio sarà così dotato della virtù della pietà filiale, il fratello maggiore non si sottrarrà alla responsabilità del consiglio e della ammonizione e il fratello minore ascolterà con obbedienza e ne trarrà vantaggio, il marito sarà fedele e provvido nel sostenere la moglie, che allora spontaneamente gli presterà cure e servizio e parimenti tra gli amici sussisterà comunque un rapporto gerarchico, di anzianità, di livello sociale, di ruolo, di appartenenza familiare e in sintesi di status.

La relazione gerarchica concepita dal pensiero confuciano non è però soverchiante, né al servizio del sopruso o della forza quanto a quello della armonia: che tutti abbiano un ruolo e che ciascuno lo rispecchi nei comportamenti e lo rispetti è considerato dal pensiero cinese un fattore di stabilizzazione e di armonizzazione della società.

 La virtù di ren 仁 (benevolenza e sensibilità umane) misura non solo il grado di umanità dell’uomo ma anche la rete delle sue relazioni, ovvero il suo capitale sociale, la capacità e complessità del suo interagire nel contesto sociale e nel nucleo familiare e fonda il moderno concetto di guanxi 关系, la rete delle relazioni. Queste corrispondono anche al prestigio sociale dell’uomo cinese, alla sua capacità di muoversi efficacemente nel mondo e di ottenere risultati grazie a una vasta e solida rete di rapporti sociali di mutuo vantaggio.

Più l’uomo è dotato di ren più esso è in grado di tessere questa rete virtuosa di relazioni, nel rispetto dei ruoli ma nella reciprocità dei benefici.

Tratto e riveduto da Sportelli M. (2010), Il Confucianesimo, Xenia, Milano, pp. 14-16

[1] Mathwe’s R.H., Mathew’s Chinese English Dictionary, A Chinese English Dictionary Compiled for China Inland Mission, China Inland Mission and Presbyterian Mission Press, Shanghai, 1931, rev. American Edition, Harvard University Press, Cambridge, Massachusetts, 1979, p. 831.

[2] Lippiello T. (2003) a cura di, Confucio. Dialoghi, Einaudi, Torino

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